L’immobile

Il collegio dei Nobili di Mondragone disponeva di ulivi, alberi da frutto, alcuni animali per poter essere autosufficiente per le necessità della comunità e dei convittori; era presente anche un custode per la sorveglianza del parco.

La Compagnia nel corso degli anni aveva investito molto per la Villa Mondragone, non solo in ordine all’educazione dei giovani del collegio, ma anche dal punto di visto economico-finanziario. Si pensi, ad esempio, che il 4 gennaio 1937 per il tramite di P. Raffaele Bitetti, il Rettore del collegio presentò al Padre Generale i progetti di due imprese per la realizzazione di un nuovo locale e l’impianto di nuovi macchinari nella Villa al fine di poter costruire un nuovo oleificio (locale e macchinari). Per la valutazione prudente della fattibilità era stato consultato l’on. Pavoncelli, ex alunno e Presidente della Federazione Nazionale dei Consorzi per l’olivicoltura. L’idea dell’oleificio non era una novità fra le scelte nel tempo operate dalla Compagnia; infatti, esiste una lunga tradizione che vede, in generale, la lavorazione da parte dei Padri delle materie prime.

La fabbricazione dell’oleificio (definito come modello dal Consorzio degli Olivicultori e da essi anche premiato), così come l’acquisto del modernissimo macchinario “Breda” per la lavorazione delle olive proprie e della zona, compare in un promemoria indirizzato al Papa nel 1940 tra gli elementi che compongono la vasta proprietà della Villa intestata allora alla Provincia Romana della Compagnia. Infatti, per comprendere il rilevante sforzo della Compagnia anche in tal senso, occorre far rinvio alla documentazione relativa alla domanda di mutuo presentata alla Santa Sede in favore del collegio nella quale viene sintetizzato quel che i Padri avevano fino ad allora operato. La richiesta, partita da un promemoria redatto dal Provinciale della Provincia Romana della Compagnia, P. Emanuele Porta, presentato al Card. Vicario di Roma Francesco Marchetti Selvaggiani il 9 maggio 1940, pervenne al Santo Padre il 17 maggio seguente; Pio XII acconsentì benignamente alla concessione del mutuo per una cifra che sarebbe occorsa per togliere i debiti contrattuali dai creditori privati.

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